Data: 31-12-2003
Descrizione: Messaggio di fine anno del
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
agli italiani
MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
AGLI ITALIANI
Palazzo
del Quirinale, 31 dicembre 2003
Care italiane,
cari italiani, la notte di Capodanno è per tutti
noi momento di speranze, di proponimenti, di
riflessione.
Ho ancora nel cuore gli
sguardi, le parole, la dignità, la compostezza
dei familiari dei nostri caduti a Nassiriya. A
loro va il mio primo pensiero. In loro ho visto
l'immagine della famiglia, fondamento della
società italiana, e l'espressione più alta
dell'amor di Patria. Tutta l'Italia si è unita
nell'omaggio ai nostri compatrioti che hanno dato
la vita per favorire la rinascita di un altro
popolo. Tutti ci riconosciamo nello spirito di
sacrificio con cui tanti ragazzi e ragazze,
arruolati nelle Forze Armate della Repubblica,
svolgono i compiti loro affidati dalla Nazione in
varie parti del mondo; anche per contrastare
l'oscuro disegno di destabilizzazione mondiale
che i terroristi perseguono con lucida e
organizzata follia.Siamo orgogliosi di loro per
lo slancio che li anima, insieme ai civili
volontari che li affiancano con coraggio; e mi
riferisco in particolare alle donne e agli uomini
della Croce Rossa Italiana. Abbiamo fiducia in
loro. Come l'abbiamo nelle Forze dell'Ordine, che
presidiano con impegno e dedizione l'ordinato
svolgimento della nostra vita quotidiana.Lo
dimostrano i recenti positivi risultati
investigativi nella lotta al terrorismo interno,
purtroppo ancora pericoloso.
I pensieri che ho stasera
nell'animo nascono come risposta ai tanti
messaggi che mi giungono da voi, negli incontri o
per iscritto. Nell'insieme, essi esprimono un
forte e crescente senso di comunità. Grazie per
la forza che mi trasmettete. E' realtà diffusa
in tutta Italia il risveglio dell'amor di Patria.
Ed è per me naturale dare voce a questo
sentimento. Il senso di identità nazionale, il
nostro patriottismo, si sono arricchiti di
stimoli nuovi, che vengono dai progressi compiuti
sulla via dell'unificazione dell'Europa.
Progressi importanti. Non lasciamoci ingannare
dal mancato successo di una Conferenza: è già
accaduto in passato. Abbiamo superato molti
ostacoli, e anche questa volta li supereremo. Per
superarli occorrono slancio ideale e volontà
politica.
Noi abbiamo un sogno. E' nato
nel nostro animo negli anni dell'ultima, feroce
guerra civile europea, ed è oggi più vivo che
mai. Passo dopo passo, quel sogno si sta
realizzando. Portare a compimento il processo che
darà una Costituzione a questa grande Unione
Europea non sarà facile. E' di guida il progetto
che la Convenzione Europea ha elaborato e il
Consiglio Europeo ha nella sostanza approvato.
Unione Europea, significa pace in Europa. Questo
gli Italiani lo sanno, lo sentono. Insieme con le
istituzioni, e ancor più in fretta, cresce il
sentimento di identificazione con l'Europa
nell'animo dei nostri giovani: che viaggiano, e
sono ormai moltitudini, da un Paese all'altro;
che studiano qui o in altri Paesi europei
continuando a sentirsi ovunque a casa loro.
Diventando più Europei non si sentono
sicuramente meno Italiani. Un'identità più
complessa è anche un'identità più ricca e più
forte.
Con questo spirito affrontiamo
i pericoli di una fase storica tragicamente
aperta, il primo anno del nuovo secolo, dalla
strage delle Torri Gemelle. Che fare? L'uomo di
religione reagisce pregando e predicando la pace.
E Sua Santità Giovanni Paolo II lo sta facendo
con una lucida visione e una perseveranza davvero
straordinarie. A Lui invio il mio pensiero grato
e augurale. L'uomo di governo deve reagire
mirando a realizzare una più forte coesione fra
tutti coloro che sanno come si costruisce la
pace; rafforzando le istituzioni che abbiamo
creato in applicazione coerente dei nostri valori:
la nostra Repubblica, l'Unione Europea, le
Nazioni Unite. Istituzioni garanti, con gli
strumenti che i popoli loro affidano, della
convivenza civile, del progresso e della dignità
di tutti. Il rispetto del diritto internazionale
è presidio della pace nel mondo. Questa è la
via da seguire, tendendo la mano a tutte le
civiltà, a tutti i popoli, per sradicare il
terrorismo, per prevenire tragici scontri etnici
o insensati conflitti religiosi, che stravolgono
e rinnegano i principi più sacri.
Ci aiutino gli esponenti
religiosi, di tutte le religioni, ad approfondire
sempre più il valore della pace, educando ad
essa i credenti. Questo l'Italia chiede a tutti i
suoi cittadini, come a tutti gli stranieri che
vivono in mezzo a noi e condividono i nostri
diritti e i nostri doveri. La coesione più
stretta e fattiva all'interno delle istituzioni,
nazionali e internazionali, in tutti campi del
loro operare, dà serenità e sicurezza ai
cittadini, e nuovo vigore alle istituzioni stesse.
Si creano le condizioni per affrontare le
difficoltà. Le preoccupazioni certo non mancano,
anche guardando all'Italia, al modello di società
basato sulla libertà, sulla democrazia, sulla
solidarietà, sulla diffusione del benessere,
sullo spirito dell'intrapresa, che abbiamo
costruito partendo dagli anni difficili del
dopoguerra. Avevamo allora ben più gravi
problemi. Ma avevamo riconquistato la libertà,
per tutti gli Italiani; questo ci dava entusiasmo
e fiducia. Con lo stesso spirito dobbiamo
affrontare i problemi del tempo presente.
Oggi, per il bene delle nuove
generazioni, la nostra priorità è la formazione
e lo sviluppo della persona. L'istituto
fondamentale per realizzare questo obiettivo è
la scuola. Poniamoci, a tal fine, degli obiettivi
ben definiti: ad esempio, quello di dimezzare,
entro un tempo determinato, il tasso di abbandono
degli studi. Eleveremo così il numero dei
giovani con un livello d'istruzione superiore. E
non dimentichiamo che la scuola è, per tutti,
educazione al rispetto dei diritti umani; per gli
immigrati, in particolare per la seconda
generazione, è anche lo strumento principale di
integrazione. Vengo ai problemi economici. So
bene che quest'anno molte famiglie hanno avuto
difficoltà con il loro bilancio, hanno fatto
fatica. Il troppo lungo ristagno dell'economia,
in Italia e in Europa, ha colpito soprattutto i
più deboli. Andiamo incontro al nuovo anno
incoraggiati dai primi segni di ripresa economica.
Questi segni dobbiamo ora saperli sostenere con
l'azione di tutti: imprenditori, lavoratori,
istituzioni di governo centrali e locali. Non
giovano alla ripresa economica taluni aspri
contrasti. Indeboliscono la fiducia, di noi in
noi stessi, degli altri in noi.
Insieme, si affrontano meglio
anche le crisi di alcune grosse imprese, i cui
effetti negativi vanno al di là delle pur gravi
conseguenze aziendali. Esse incidono sul
prestigio, sulla credibilità dell'intero sistema
economico e finanziario. Minano il rapporto di
fiducia dei risparmiatori con imprese e
intermediari. L'accertamento dei fatti e delle
responsabilità è la premessa per ben definire
correttivi opportuni. La fiducia è tutto, è la
forza che ci muove, che ci permette di costruire
il futuro. Oggi non cresciamo, in Italia e in
Europa, soprattutto perché manca la fiducia. E
non mancano, invece, le ragioni di nutrire
fiducia. Nel corso dei miei viaggi nella
provincia italiana constato quanto sia diffusa,
in ogni parte d'Italia, una consuetudine di
collaborazione tra istituzioni, anche se
governate da forze politiche di diverso colore; e
incontro significativi esempi di iniziative
economiche, di singoli come di intere categorie,
che dimostrano di saper "fare sistema".
E' questa una realtà positiva, che esprime la
volontà di concordia dei cittadini. Di questa
volontà le istituzioni debbono tener conto.
In anni in cui eravamo divisi
da alti muri ideologici, che oggi sono caduti,
riuscimmo a costruire le istituzioni della
Repubblica, a darci una Costituzione, patrimonio
di tutti. Così è sentita dai cittadini. Mi
incoraggia il fatto che sia in corso in
Parlamento un dibattito aperto sui temi
costituzionali. Per mutamenti strutturali, che
modifichino istituzioni fondamentali della
Repubblica, quale il Parlamento, serve uno
spirito costituente, un largo incontro di volontà
politiche. Le istituzioni fondamentali non
possono certo essere cambiate ad ogni mutare di
maggioranza. Il mio pensiero e il mio augurio
conclusivo vanno anzitutto agli anziani. Molti di
loro sono soli, chiedono affetto, compagnia,
assistenza. Talvolta manca l'appoggio di una
famiglia. Occorre allora che altri si facciano
avanti per riempire il vuoto; ciò accade, per
fortuna sempre più spesso, grazie alla generosa
azione di volontari di ogni ceto ed età. Ai
giovani voglio ricordare l'importanza di guardare
al volontariato, e al servizio civile, come a una
scelta di crescita personale, non soltanto come a
un'occasione per fare del bene. Aiutando gli
altri, aiutiamo noi stessi. Ci arricchiamo di
ideali, di esperienze che ci serviranno per tutta
la vita.
Abbiamo una gioventù capace di
entusiasmi. Non priva di preoccupazioni e di
incertezze, ma ricca di interessi, di speranze e
di slanci quando guarda al proprio futuro, alle
scelte da compiere, negli studi, nel lavoro. Non
è una gioventù indifferente. E' una gioventù
impegnata, desiderosa di dar prova delle
conoscenze, delle qualità, dei valori che ha
acquisito nella scuola, in seno alla famiglia,
nella società. A voi giovani ancora un pensiero.
So quanto amate l'Ambiente, quanto vi adoperate
per salvaguardarlo. Cercate di vivere in armonia
con i ritmi della Natura. Fa bene. Ci si sente più
forti, si può dare il meglio di noi stessi.
Provate qualche volta - già molti di voi lo
fanno - ad alzarvi all'alba, a vivere il miracolo
quotidiano del risveglio della Natura. Italiane,
Italiani, lo scorrere delle ore verso la
mezzanotte invita a stare in buona compagnia con
familiari ed amici. Arrivederci a presto, nel
nuovo anno. Penso anche agli Italiani che vivono
lontano dalla Patria, che fanno onore all'Italia
nel mondo, che noi sentiamo vicini. Che il 2004
possa essere sereno per tutti voi.
Insieme con mia moglie, questo
è l'augurio che vi rivolgiamo, con tutto il
cuore. Felice anno nuovo.
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